Scrivo dall'hotel a Brooklyn. Dieci giorni che sono a NY, dieci giorni che mangio a caso e che lavoro come una pazza, in un'atmosfera surreale di stress e malessere diffuso. Che nonostante tutto stia andando bene, nonostante mi stia facendo un mazzo incredibile, mi si fa notare che ho sbagliato in questa e in quell'altra cosa.
Martedì si parte per la vera, mitica città americana, quella dei miei sogni. E mi dispiace andarci con questo spirito amaro.
E poi, la bestemmia, il paradosso: sabato si torna a casa, finalmente.
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